Primiceri: «Un sistema creditizio a 3 richiama l’immagine dell’oligopolio»

da Investire – Giugno 2021 – di Sergio Luciano

Indubbiamente, nelle sue Considerazioni finali di quest’anno, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha fatto un riferimento abbastanza preciso alle banche di minori dimensioni e non è la prima volta che se ne occupa. Spesso in passato aveva fatto riferimento specifico alle banche popolari, quest’anno ha alluso più in generale a quelle di minori dimensioni. Una valutazione che s’inserisce nel solco dell’impostazione della Banca centrale europea, che non vede con favore le piccole dimensioni aziendali»: è prudente, com’è giusto che sia, Vito Primiceri, presidente della Società consortile Luigi Luzzatti e della Banca Popolare Pugliese. Ma non rinuncia ad esporre considerazioni oggettivamente molto solide sugli aspetti discutibili di quest’impostazione. 

Presidente, secondo lei invece “piccolo è bello”? 

È evidente che ci possono essere banche grandi e piccole gestite bene e non gestite bene indipendentemente dalla dimensione. Quanto a questa generalizzazione che fa leva solo sulla dimensione, come criterio e fonte di economie di scala o di maggior possibilità di accedere al funding o ancora di aderire all’innovazione tecnologica, be’: io non so se la grande dimensione da sola può risolvere tutti questi problemi. È noto che studi empirici di grande rilevanza non giocano a favore del teorema circa il recupero d’efficienza connesso soltanto alla grande dimensione. 

Eppure la Bce…

Indubbiamente, la linea di Francoforte è nota. Probabilmente perché la piccola dimensione impegna molto le strutture, o perché non esistono ancora delle formule efficaci per accompagnare una piccola banca fuori dal mercato quando dovesse trovarsi nella necessità di uscirne. La realtà è che le autorità di regolazione europea e nazionale non vedono la piccola dimensione con favore. 

E questo comporterà un’ulteriore campagna di aggregazioni, non trova?

È una campagna di aggregazioni già in atto, una generale ricomposizione del sistema bancario italiano che porterà inevitabilmente alla formazione di tre soli gruppi, non è sicuro che ne nasca un quarto, in tutto il Paese. Ebbene, come ha ben scritto Rainer Masera – che peraltro dalla Banca d’Italia ha originato la sua straordinaria carriera – una tripartizione del mercato richiama immediatamente l’immagine dell’oligopolio, con i rischi che ne conseguono. Ma c’è di più e di peggio… 

Cosa?

La grande dimensione dell’azienda bancaria non è strutturalmente nelle condizioni di seguire da vicino l’attività della miriade di piccole e medie imprese che popolano il tessuto economico italiano, una peculiarità del nostro Paese ricordata con chiarezza dallo stesso governatore Visco, quando ha osservato che il 50% delle imprese italiane ha meno di dieci addetti. 

E quindi? 

Quindi io dico che difficilmente un imprenditore con dieci addetti troverà ascolto presso una grande banca, è l’organizzazione dei colossi, la loro struttura operativa che lo rende improbabile. Perciò, se in prospettiva quell’ossatura del sistema economico nazionale che è l’industria del credito poggerà le sue basi su tre soli campioni nazionali, be’: allora non mi sento pessimista sulla sopravvivenza delle piccole banche proprio perché in Italia esistono moltissime Pmi che rappresenteranno il fisiologico spazio di mercato per questa fascia di istituti, la nostra. Poi, certo: queste piccole banche dovranno impegnarsi a fondo per essere efficaci nella relazione con i clienti, ma anche efficienti, e qui entra in gioco il nostro consorzio. Un’idea originale che sta dando frutti… 

Il Consorzio è nato da un esperimento, l’acquisizione da parte di un gruppo di piccole e medie popolari di una quota di partecipazione in Hi-Mtf, società che gestisce un sistema multilaterale di negoziazione dove sono scambiati quasi tutti i titoli delle popolari. E’ stata la scintilla che ci ha portato alla creazione della Luzzatti che dopo poco tempo e su mia iniziativa assunse la struttura della società consortile, formula tipica di chi vuole operare nell’interesse di un gruppo ristretto di soci. Abbiamo iniziato a fare cartolarizzazioni multi-originator, ed è stato subito evidente il nostro potenziale: si sa che cartoralizzare 400/500 milioni di Npl è alla portata di una singola banca, ma farlo con tanti pacchetti da 20 o 40 milioni è molto più impegnativo. E dunque il nostro merito è stato lanciare le operazioni multioriginator. Un anno fa ci siamo messi alla ricerca di un manager che assumesse la gestione operativa dell’azienda e siamo stati fortunati nell’individuare Luigi Avogadro. E da allora abbiamo iniziato a realizzare tutte le altre aree della strategia progettata dopo la fondazione della società con la consulenza di Kpmg Advsory.